Stamattina mi sono imbattuto in un post di Gilioli. Si intitola “La laicità a scuola, un lusso costoso”.
Ci son dei giorni in cui mi piacerebbe esser nato in un Paese a maggioranza non cattolico, forse anche non credente dichiarato. Non ci sarebbe stata religione nelle scuole. E soprattutto non ci sarebbero stati gli anticlericali (non i laici, parlo proprio degli anticlericali che sono un’altra cosa!).
I quali – un po’ come Berlusconi che ci vuole convincere che i suoi problemi con la giustizia siano anche un po’ nostri – vogliono far passare l’Italia per l’Iran e questioni piuttosto irrilevanti come assolutamente prioritarie per il Paese.
Il risultato della loro visione – a leggerla bene – è una società in cui ognuno educa i propri ragazzi in base alla netta separazione con gli altri, i “retrogradi”, “talebani”, “impuri”. Che è un po’ ciò che sostengono anche i cattolici integralisti (quelli della “libertà di educazione cattolica” per intenderci).
Io son credente, cattolico. Figlio di un’insegnate della scuola pubblica. Ho imparato la laicità a casa, in oratorio e a scuola (pubblica). La laicità vera, che non è togliere il crocifisso dall’aula della scuola o esonerare il proprio figlio dall’insegnamento della religione cattolica (mai incontrato un ragazzo “convertitosi” grazie all’insegnamento di religione a scuola!). Ma imparare a confrontarsi col diverso. Capire che una mia convinzione può anche non esser tale per tutti, qualunque essa sia. Lottare per le cose in cui credo e rispettare quelle in cui credono gli altri. Ove possibile, cercare sempre terreni valoriali comuni, perché in fondo a tutte le fedi e a tutte le convinzioni c’è sempre un’unica idea di bene, benché faticosa da cercare e trovare.
E soprattutto capire che non posso “usare” un terreno neutro (sia essa un’istituzione, una parrocchia, un ruolo “pubblico” che ricopro) per far prevalere i miei interessi e le mie convinzioni. Questa è laicità. A 360°. E non vale solo per i cattolici. Vale per tutti.
Il resto è altro. E, onestamente, non interessa a me, come non interessa agli italiani.