Archivio mensile:agosto 2013

Solleticare le smanie dei lettori

Leggo La Stampa da diversi anni e lo considero uno dei migliori quotidiani stampati in Italia. Mi piace la direzione di Calabresi: giovanile, attenta alle esperienze innovative e alle implicazioni etiche che il mestiere del cronista comporta, oggi più che mai.

Ed è proprio per questo che l’attenzione che in questi giorni il quotidiano mostra nei confronti della vicenda del professore di Saluzzo mi lascia un po’ “di stucco”.

Per carità, casi come questo son gravi ed è giustissimo dargli risalto. Ma, data la notizia, credo che vi sia un limite che il giornalista dovrebbe imporsi. Quando si verifica una denuncia di abusi (o plagio su minore… sempre di abuso si tratta!), sia che tale abuso sia vero e accertato, sia che non lo sia, vi sono (o vi saranno) conseguenze inimmaginabili sulle vite delle persone coinvolte. Nel caso specifico, parlo delle ragazze con le loro famiglie, ma anche del professore, della propria famiglia, di suo figlio. Fino al mondo della scuola, ai colleghi e all’intera cittadina. Continua a leggere

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Partenze

Non mi piace molto quando qualcuno dà le proprie emozioni in pasto al web. Lo considero spersonalizzante e banale. Ed è veramente troppo distante dal mio carattere, da un certo velo di riserbo che mi piace conservare per le cose importanti, come a trattenerle nella parte di me che non è accessibile, né alla mercé di chiunque.

Ieri però è venuta a mancare – dopo una lunga lotta con il tumore che l’affliggeva – Lorella Cedroni, che è stata mia professoressa universitaria e a cui sono molto affezionato.

Di professori un giovane ne incontra moltissimi. Pochi sono quelli di cui ricordo nome, volto, sorriso, incontri. Lorella Cedroni è una di queste. Una bella persona, prima che un’ottima docente e una mente vivace. Era giusto che la salutassi così, dando a questo momento uno spazio, anche pubblico.

E le partenze, anche se credi non siano definitive, son sempre piuttosto dure da mandar giù…

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Cinquant’anni fa

Io ho un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. E’ questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il Sud.

Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.

Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà; e se l’America vuole essere una grande nazione possa questo accadere.

Così Martin Luther King jr. cinquant’anni fa, a Washington in uno degli straordinari eventi della storia dove mi sarebbe piaciuto essere! 

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Mentre siamo distratti

siriaIo non so – e mi fa rabbia – se questi bambini siano stati uccisi da armi governative o dai ribelli. Se siano vittime di armi a gas o di rudimentali kalashnikov. Se la foto sia stata scattata a Damasco o ad Homs.

Io so che queste immagini gridano. Che interrogano la mia coscienza. Ci obbligano a immaginare un mondo diverso, diverse istituzioni internazionali. E ci chiamano ad un impegno serrato. Perché in soli 30 anni ho già visto troppe immagini come queste: Bosnia, Kosovo, Somalia, Sudan, Palestina, Siria, Iraq, Afghanistan, Egitto… 

Queste immagini ce l’hanno con noi. Con tutti quelli che, dal vivo, non han mai dovute vederle.

 

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Perché Letta è un furbone e i suoi critici hanno torto

Ovvio che le parole di Letta ieri al Meeting di Comunione e Liberazione siano una furbata da vecchio democristiano. Perché il conflitto esiste in tutte le relazioni umane. Ed è comunque una forma di incontro.

Ma anche perché compito della politica non è quello di favorire l’incontro anziché il conflitto. Ma di proporre soluzioni per andar oltre il conflitto. Che è ben altra cosa.

Però leggo alcuni dei commenti autorevoli e continuo a pensare: attenzione a non ricascare nel tranello. A criticare le parole di Letta in nome di un’adolescenziale voglia di conflitto. A ripetere l’assioma marxista “sinistra uguale conflitto”, che condanna la sinistra a star sempre alla finestra a guardare (oltre che ad una sterile cecità).

Come se il conflitto fosse un qualcosa da auspicare. Il conflitto – ripeto – è parte delle dinamiche sociali. Non è evitabile, né deve esserlo. Non è però neanche auspicabile, se ti occupi di politica. Occorre saperlo leggerlo, anche quando è sopito. Ciò che non serve è cavalcarlo… ché Berlusconi son vent’anni che li cavalca, i conflitti, senza risolverli… e Grillo sta facendo la stessa cosa! A loro il conflitto interessa per sopravvivere. E Letta, in fondo, sta facendo lo stesso: usarlo per rimanere a galla.

P.S. Poi ci sarebbe da capire a chi parlava Letta, a quanti italiani è arrivato il messaggio e se davvero la paura del conflitto esiste nelle dinamiche sociali di questo nostro Paese. Ché io son sempre più convinto che ci sia un divario tra chi si occupa (o scrive) di politica e il “resto del mondo” da far paura…

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Conflitto, conflitto, conflitto

Bell’intervista di Repubblica delle Idee al collettivo Wu Ming qualche giorno fa.

Già nei mesi scorsi, il collettivo bolognese aveva messo in luce – in articoli e riflessioni molto originali e interessanti – alcuni aspetti illuminanti che spiegano in parte la natura del Movimento 5 Stelle.

Leggere le riflessioni di Wu Ming è sempre molto stimolante, benché non ne condivida sempre analisi e conclusioni. Lo è anche oggi: l’intervista ha il raro pregio della chiarezza, dell’originalità e delle idee “alte”. E in questa società votata al superficiale e al massificato, in un dibattito politico estivo stanco e estremamente confuso (la politica ormai usa la complessità per creare confusione ed evitare il cambiamento), stimolare il dibattito come i Wu Ming sanno fare, non può far altro che bene! 🙂

E tuttavia, ci sono alcuni però. Del tutto personali ovviamente. Mi scuso se alcune considerazioni sembreranno un po’ banali. Ma discutere fa bene a questo tempo pieno di politici e un po’ orfano di Politica. Continua a leggere

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Dibattiti politici estivi

Quindi, mentre assistiamo all’ennesima carneficina in Medio Oriente – piccolo inciso: qualche mese fa come degli idioti osannavamo il potere di twitter nelle Primavere arabe! – da noi il dibattito politico estivo si interessa di:
1. Come evitare ad un vecchio miliardario qualche mese di arresti domiciliari e l’estromissione dalla vita pubblica (la domanda potrebbe esser posta anche in altro modo: come tenere in vita la destra italiana, prossimamente orfana dell’unico fattore che l’ha tenuta in vita negli ultimi vent’anni);
2. Quale artista è più idoneo a chiudere la Festa dell’Unità (pare che ora abbiano sdoganato anche Amici).

Evidentemente il problema sono io, che sogno una politica forte, che prenda un pochino le cose sul serio.

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Ci risiamo

Serviva il solito inutile articolo di Pierluigi Battista oggi sul Corriere a risvegliare l’anacronistico e dannoso dibattito – tipico della sinistra italiana – se il PD debba “pescare voti” a sinistra o a tra i moderati. Di questi tempi se il PD avesse una linea chiara (pure di destra), già sarebbe una buona notizia! Credo poi che difficilmente ci si potrebbe cimentare in impresa più ardua e idiota del voler fare la radiografia di chi non vota, utilizzando la categorie classiche “destra/sinistra”.

Ciò che Battista (o Gilioli) non hanno ancora capito (nonostante il voto ai 5 Stelle, che da questo punto di vista è illuminante!) è che la società italiana – dopo il ventennio di immobilismo consumista berlusconiano, seguito al crollo del Muro di Berlino – non può esser più letta con le categorie dei nostri padri. Che ci sono molte “domande” che la società pone alla politica che non sono né di destra né di sinistra e a cui in questi anni né la destra né la sinistra hanno dato risposta. Ascoltare queste domande è la chiave di volta se si vuole vincere.

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Sarebbe così semplice

Sto ascoltando Matteo Renzi che parla alla festa del PD di Castelfranco Emilia. E penso che – al di là delle valutazioni sul personaggio, che ora non mi interessano – le cose per il PD e il centrosinistra sarebbero veramente semplici.

Perché il PdL è alla frutta (e lo si vede dall’aggressività con cui i suoi uomini vanno in TV a convincerci che i problemi giudiziari di Berlusconi sono un problema anche nostro!). E il PD può tenerlo sotto scacco!

Basterebbe fare una nuova legge elettorale (anche col consenso – ma non il ricatto – del PdL!). E poi andare subito alle urne. Il PD è l’unica formazione politica ad avere una rete organizzativa consolidata sul territorio e un leader autorevole (che non piace a tutti, ma onestamente… non si può piacere a tutti!).

Si cambia la legge elettorale, si candida Renzi e si vince a mani basse. Poi lui governa cinque anni. Non uno di meno, né uno di più. Se fa bene, si conquista anche il consenso di quelli che non lo digeriscono. Se fa male, si cambia. Mi pare così banale come ragionamento. Così semplice, appunto. Un po’ tattico, un po’ strategico.

Peccato che le cose semplici di qua, a sinistra, non piacciano mai. Peccato. Prepariamoci a mesi di logoramento. Ahimé.

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