Leggo La Stampa da diversi anni e lo considero uno dei migliori quotidiani stampati in Italia. Mi piace la direzione di Calabresi: giovanile, attenta alle esperienze innovative e alle implicazioni etiche che il mestiere del cronista comporta, oggi più che mai.
Ed è proprio per questo che l’attenzione che in questi giorni il quotidiano mostra nei confronti della vicenda del professore di Saluzzo mi lascia un po’ “di stucco”.
Per carità, casi come questo son gravi ed è giustissimo dargli risalto. Ma, data la notizia, credo che vi sia un limite che il giornalista dovrebbe imporsi. Quando si verifica una denuncia di abusi (o plagio su minore… sempre di abuso si tratta!), sia che tale abuso sia vero e accertato, sia che non lo sia, vi sono (o vi saranno) conseguenze inimmaginabili sulle vite delle persone coinvolte. Nel caso specifico, parlo delle ragazze con le loro famiglie, ma anche del professore, della propria famiglia, di suo figlio. Fino al mondo della scuola, ai colleghi e all’intera cittadina. Continua a leggere