Archivio mensile:agosto 2012

Un po’ orfano

«Sono conscio di avere confidato soprattutto sulla parola di Dio, di essermi buttato fin dall’inizio in questa perigliosa impresa con la coscienza sì dei miei limiti e delle mie inadeguatezza, ma pure con fiducia totale nella sua Parola.

E questo perché sono cristiano e so di essere nato e sostenuto dalla Parola. E a tutti, credenti e non credenti, vorrei ripetere che la sorgente del mio pensare e del mio agire ha voluto essere sempre, almeno nell’intenzione, la parola di Dio, in particolare a partire dalle Scritture.

Ho anche cercato sinceramente di ascoltare la storia, gli eventi, le persone, tutti voi che incrociavo nel mio cammino: ho desiderato incontrare almeno idealmente tutti, ma soprattutto gli ultimi, i poveri, i bisognosi, coloro che sono nella sofferenza, i feriti della vita, i carcerati, gli umiliati e gli offesi. Avrei voluto fare molto di più e chiedo perdono a coloro che si fossero sentiti trascurati…

A tutti dico: amatevi gli uni gli altri, così vivrete nella giustizia, nel perdono e nella pace».

C.M. Martini

Contrassegnato da tag , , ,

Scuse norvegesi

Che la Norvegia sia un altro mondo rispetto al nostro non è dimostrato solo dal fatto che non preveda tra le sue pene neanche l’ergastolo (alla faccia di chi da noi vorrebbe un ritorno alla pena di morte!). Ma anche dalle scuse del primo ministro in Parlamento in questi giorni, per gli errori commessi durante la gestione delle stragi a Oslo e Utøya un anno fa.

Jens Stoltenberg è lo stesso premier che rivolse alla nazione quello splendido discorso all’indomani della stragi, capace di tenere insieme una nazione e dare senso a quel dolore collettivo.

Gli errori a cui si riferisce Stoltenberg riguardano soprattutto la mancata preparazione della polizia. Da noi se qualcuno avesse criticato il premier in un momento simile sarebbe stato tacciato di sciacallaggio. E mai un premier si sarebbe scusato.

Contrassegnato da tag , , , , , ,

Le scelte del cardinale Dolan

Pare che il cardinale Dolan, presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, interverrà alla convention repubblicana di Tampa, per la benedizione finale.  “È un sacerdote che va lì per pregare” ha tenuto a precisare il portavoce, che ha smentito le voci su un tentativo di endorsement da parte della Chiesa Cattolica USA al candidato del GOP, Mitt Romney.

La scelta del cardinale Dolan, in realtà, è in linea con le polemiche degli ultimi mesi tra la Chiesa statunitense e la Casa Bianca sulla riforma sanitaria targata Obama e con le simpatie manifestate più volte verso il candidato alla vicepresidenza di Romney, Paul Ryan.

Non saprei dire se la scelta di Dolan sia oculata o meno, se la sua sia semplicemente l’accettazione di un invito o una vera e propria benedizione (come in Italia qualche web magazine suggerisce).

Quello che continuo a non capire è il motivo per il quale la Chiesa cattolica sia tendenzialmente schierata a destra. Perché – cioé – nella cabina elettorale l’aborto dovrebbe contare più della pena di morte? La difesa della famiglia più della lotta alla povertà? La bioetica più della pace nel mondo? Eppure non mi sembra che Gesù avesse dato un ordine di priorità!

Lo dico con sincera curiosità: qualcuno può rispondere?!?!

P.S. Non valgono risposte “provocatorie” del tipo: “la Chiesa è sempre schierata col potente, con il ricco”. Ho il timore che qui siamo di fronte ad un problema culturale, che va ben al di là dell’istituzione ecclesiastica. Il tempo e il contesto in cui sono cresciuto – da cattolico – giudica tendenzialmente la politica una cosa sporca di cui non vale neanche la pena parlare. E il voto a destra come una lineare conseguenza logica della fede in Gesù Cristo. Sono cresciuto in un contesto del tutto particolare o si tratta di una cultura diffusa?

 

 

 

Contrassegnato da tag , , , , , , , , , , ,

La scoperta che Travaglio è di destra

Ieri, con un editoriale a dir poco retorico, Ezio Mauro ci ha illustrato per quale motivo possiamo finalmente considerare Marco Travaglio un giornalista “di destra”. È arrivato tardi – come hanno fatto notare in molti – ma ci è arrivato.

Ora aspettiamo tutti un mea culpa sul neo-ideologismo di cui Repubblica si è fatta baluardo da qualche decennio a questa parte, un mea culpa sui partigiani elevati a giornalisti che ci ha rifilato (a cominciare dall’ormai illegibile Flores d’Arcais), un altro sul contributo allo smarrimento della sinistra italiana, che ormai culturalmente non si capisce più se sia divenuta una riedizione del Partito Radicale o un revival della Democrazia Cristiana senza cristiani.

Poi un giorno ci dirà, Ezio Mauro, che un giornale con un direttore che cambia con la rapidità dei Papi e con una sorta di messia che impartisce al mondo, attraverso la Pravda da lui fondata, il Verbo della salvezza (rigorosamente laico, ma più dogmatico del catechismo), forse con democrazia, Costituzione e tutela della libertà di cronaca… non è che abbia poi tanto a che fare.

Perché io ho come la sensazione che negli ultimi decenni abbiamo aggiunto alle ridicole pubblicazioni del gruppo Fininvest/Mediaset/Mondadori, col loro mix di boiate, gossip e veline, altri pamphlet che hanno l’unico scopo di dimostrare (ma il giornalismo mostra o dimostra?) che l’Italia è turpe e vergognosa. Per l’informazione sempre meno spazio. La curiosità e la vivacità intellettuale sono stati prepensionati. Questa Italia post ideologica è più ideologica di prima.

Contrassegnato da tag , , , , , , , , ,

Viaggiamo perché è una necessità…

Viaggiamo perché è una necessità, perché la distanza e la differenza sono la formula magica della creatività. Quando torniamo a casa, la casa è sempre uguale. Ma qualcosa nella nostra mente è cambiato. E questo cambia tutto…

Jonah Lehrer, ex giornalista del New Yorker (perché ex? Leggi qui)

Contrassegnato da tag , , ,

Bimbi sperduti

Questo me l’ero perso… un post di Giovanna Cosenza condivisibile al 100%…

D I S . A M B . I G U A N D O

Sono molti ormai in rete a denunciare la tendenza a adultizzare e sessualizzare i bambini da parte della pubblicità dei marchi di moda. Ne abbiamo parlato qualche volta su questo blog (ad esempio QUI e QUI). Lo fanno spesso il blog Un altro genere di comunicazione e il gruppo Facebook La pubblicità sessista offende tutti.

Una tendenza che passa da immagini come queste (clic per ingrandire):

Armani Junior

Monnalisa

Guess

Trussardi

Lù Lù

Su questo tema ha scritto una tesi di laurea in Scienze della ComunicazioneEva Schwienbacher, discussa nel marzo 2012. Eva ha analizzato gli annunci stampa  presenti in alcune riviste specializzate in alta moda per bambini nella primavera 2011 e in particolare nell’edizione italiana della rivista bimestrale Marie Claire Enfants (aprile 2011) e nell’edizione italiana delle riviste semestrali Elle Junior (aprile 2011) e Vogue Bambini (maggio/giugno 2011).

L’italiano è a volte un po’ rigido, perché Eva è di madrelingua tedesca, ma comunque…

View original post 152 altre parole

L’insostenibile irruenza di Caldarola

Ma cosa hanno fatto i presunti giovani del PD (finalmente convertitisi alle istanze rottamatrici) a Peppino Caldarola?

Dal suo blog Mambo su Linkiesta oggi il giornalista s’è scagliato con irruenza contro i cosiddetti Giovani Turchi (Orfini, Fassina e dintorni), rei d’aver detto che forse chi nel partito ha avuto incarichi di governo negli ultimi vent’anni, dovrebbe farsi un po’ da parte.

Un’opinione a cui i non più giovincelli del PD sono arrivati tardi e male. Ma del resto lo spessore politico – su questo concordo con Caldarola – non è certo il comun denominatore della sinistra italiana (e manco del centro e della destra.

A parte il titolo del post (“Cari giovani del Pd, la gavetta di partito non basta: per il potere serve bravura”, che potrebbe andar bene per un Paese normale, dove tra l’altro la gente si sceglie chi li governa, mandando a casa gli incapaci), ciò che stupisce del post di Caldarola è il qualunquismo da “vecchio saggio”. Come se la generazione di politici di cui lui ha fatto parte (conflitto di interessi?), che raggruppa i vari Bersani, Letta, Berlusconi, Fini, Casini… si fosse veramente “fatta le ossa in battaglie vere”.

Ma è il finale dell’articolo il vero gioiellino:

La generazione precedente, quella che Sandra Bonsanti chiama, soavemente, gli “stalinisti del Pci”, ha fatto la gavetta in scontri politici e sociali durissimi. Ecco, si vorrebbe evitare che la sinistra e il paese cadano nelle mani di “bamboccioni”, cresciuti in casa, al riparo del padre, che oggi vogliono il potere senza aver tirato fuori una sola goccia di sudore né un’idea originale se non il primato, caduco, della giovane età che solitamente è la bandiera dei movimenti di destra.

Mi pare ci sia un po’ di confusione. Prima di quella dei trenta/quarantenni ci son state diverse generazioni di politici: una ha ricostruito il Paese dopo la guerra. Una ha immaginato strade di sviluppo per l’Italia. Poi c’è stato soprattutto buio pesto. Perché io tutte queste grandi battaglie da Craxi in poi non le ho viste. Onestamente. E noi – intendo la mia generazione – paga l’immobilismo proprio di quelle generazioni di politici che hanno governato il Paese dagli anni ’80 in poi. Per non parlare di quelle della cosiddetta seconda Repubblica.

Questo non significa che negli ultimi decenni non ci sia stato nulla di buono. Ma di certo non è la migliore generazione di politici italiani quella a cui i neo-rottamatori contendono il posto.

E poi basta con questa storia dei bamboccioni. Tirata in ballo, poi, proprio quando un sussulto di dignità ha spinto la gioventù dell’avvenire del partito ad alzare un po’ la voce.

Detto questo: non voterei Fassina e Orfini manco sotto minaccia… per esser chiari!

Contrassegnato da tag , , , , , , , , ,

Decrescere

Il bell’articolo di Irene Tinagli oggi sulla crescita e la decrescita (su La Stampa), nonostante il finale più che convincente (“Quello su cui molti Paesi dovrebbero riflettere oggi, e la vera sfida che hanno davanti, non è tanto come eliminare o ridurre la crescita, ma su quali basi costruirla e con quali criteri utilizzarla e ridistribuirla. Perché non tutte le crescite sono egualmente sostenibili nel tempo, e non tutte sono gestite e distribuite nello stesso modo. Questo è il vero nodo attorno al quale si gioca il nostro futuro”) non riesce a togliermi un dubbio: se comunque le risorse del nostro pianeta sono scarse – che a ben ricordare è un presupposto della scienza economica che ho studiato all’università – come è possibile crescere per tutti?

Finora – mi pare – il problema non si è posto, visto che larghe zone del pianeta vivevano – e vivono – non solo senza crescita, ma ben al di sotto della soglia che permette agli esseri umani di sopravvivere. Oggi lo scenario sembra cambiare velocemente. E non sappiamo per quanto ancora Paesi dell’Africa, del Medio e dell’Estremo Oriente, ma anche dell’America Latina rimarranno a guardare gli incredibili tassi di crescita di Cina, Brasile, India…

La mia domanda – da ignorante, lo ammetto – è: le risorse che abbiamo a disposizione permetteranno a tutti i Paesi di crescere ad un tasso che permetta a tutti di varcare la soglia di sopravvivenza? O non occorrerà forse ripensare tutte le categorie (compresa quella della crescita economica, così come è stata pensata fino ad oggi) che hanno guidato la scienza economica, fin qui?

 

 

 

Contrassegnato da tag , , , ,

Le magnifiche sorti e progressive…

Ieri Beppe Grillo ha postato sul suo blog uno scarno comunicato stampa del Comune di Sarego, amministrato dal M5S, con il quale l’amministrazione locale annuncia l’apertura di account “istituzionali” su facebook, twitter e YouTube.

Per carità, si tratta certamente di una buona notizia, probabilmente per nulla scontata, visto che ancora tante amministrazioni non hanno neanche un URP degno di questo nome (nonostante sia previsto dalla legge, e di certo non da ieri!). Ed è anche vero che lo stesso comunicato afferma che “…questi sono solo i primi passi verso un’amministrazione più trasparente”.

Però in questi mesi i commentatori e gli osservatori politici hanno riempito pagine di giornale con analisi sul rivoluzionario uso dei nuovi strumenti del web da parte dei “grillini”. E oggi vedere questa presunta carica innovativa ridursi nella mera apertura di account ufficiali del Comune sui social network (cosa che fanno già – da molto – centinaia di istituzioni locali in Italia: Genzano di Roma o Aprilia per citarne alcuni “vicini”)… lascia un po’ di titubanza.

Soprattutto, poi, se la notizia è riportata nientemeno che sul blog di Beppe Grillo, come a sottolinearne la straordinarietà (mica Beppe Grillo pubblica tutte le delibere delle amministrazioni guidate dal Movimento 5 Stelle!).

E io che mi aspettavo strumenti sperimentali all’avanguardia (stile Liquid FeedBack, made in Partito Pirata!).

Vorrà dire che aspetteremo…

Contrassegnato da tag , , , , , , ,

Ricordando De Gasperi… e non solo

Bell’intervista sul blog Confini di Rainews24 allo storico Guido Formigoni (che, stando a ciò che dice, non credo abbia molte  parentele con Roberto!), sulla figura di De Gasperi di cui molto s’è parlato nei giorni scorsi, e sull’eterno ritorno del progetto neo-democristiano (un po’ riproposto dalla sparuta pattuglia cattolica in politica, un po’ enfatizzato dai media).

La trovo una splendida analisi della situazione attuale. Condivido la lettura della realtà sociale e politica attuale, dalla critica al ruinismo e ai nefasti effetti sul protagonismo dei cattolici in politica che oggi tanto si invoca, fino ai dubbi sulla capacità di un soggetto cattolico di avere una propria autonomia (dalle gerarchie ecclesiastiche) e di raccogliere consenso attorno a sé.

Sul finale, uno splendido spaccato sull’eredità di De Gasperi oggi:

Torniamo, per ultimo, ad Alcide De Gasperi: nella sua “inattualità” cosa resta della sua lezione?

Resta una lezione pre-politica, legata alla sua fede limpida ma non bacchettona in quanto basata sulla parola di Dio, al suo senso della chiesa capace di sopportare la condizione di minoranza e le umiliazioni, al suo senso della mediazione e della responsabilità del credente «obbediente» che rispettosamente sa dire alla gerarchia quando non è d’accordo, alla sua duttilità nell’interpretare il tempo connessa però alla fedeltà ai principi essenziali, alla sua capacità – infine – di sviluppare leadership senza populismi e deliri d’onnipotenza. Se ne potrebbero studiare anche i limiti, ma la cosa non muterebbe il valore di questa sensibilità. Una lezione di moderazione in senso esistenziale e non di moderatismo politico, che andrebbe studiata, interiorizzata e sviluppata prima che esibita in modo superficiale.

Contrassegnato da tag , , , , , , ,