Ma cosa hanno fatto i presunti giovani del PD (finalmente convertitisi alle istanze rottamatrici) a Peppino Caldarola?
Dal suo blog Mambo su Linkiesta oggi il giornalista s’è scagliato con irruenza contro i cosiddetti Giovani Turchi (Orfini, Fassina e dintorni), rei d’aver detto che forse chi nel partito ha avuto incarichi di governo negli ultimi vent’anni, dovrebbe farsi un po’ da parte.
Un’opinione a cui i non più giovincelli del PD sono arrivati tardi e male. Ma del resto lo spessore politico – su questo concordo con Caldarola – non è certo il comun denominatore della sinistra italiana (e manco del centro e della destra.
A parte il titolo del post (“Cari giovani del Pd, la gavetta di partito non basta: per il potere serve bravura”, che potrebbe andar bene per un Paese normale, dove tra l’altro la gente si sceglie chi li governa, mandando a casa gli incapaci), ciò che stupisce del post di Caldarola è il qualunquismo da “vecchio saggio”. Come se la generazione di politici di cui lui ha fatto parte (conflitto di interessi?), che raggruppa i vari Bersani, Letta, Berlusconi, Fini, Casini… si fosse veramente “fatta le ossa in battaglie vere”.
Ma è il finale dell’articolo il vero gioiellino:
La generazione precedente, quella che Sandra Bonsanti chiama, soavemente, gli “stalinisti del Pci”, ha fatto la gavetta in scontri politici e sociali durissimi. Ecco, si vorrebbe evitare che la sinistra e il paese cadano nelle mani di “bamboccioni”, cresciuti in casa, al riparo del padre, che oggi vogliono il potere senza aver tirato fuori una sola goccia di sudore né un’idea originale se non il primato, caduco, della giovane età che solitamente è la bandiera dei movimenti di destra.
Mi pare ci sia un po’ di confusione. Prima di quella dei trenta/quarantenni ci son state diverse generazioni di politici: una ha ricostruito il Paese dopo la guerra. Una ha immaginato strade di sviluppo per l’Italia. Poi c’è stato soprattutto buio pesto. Perché io tutte queste grandi battaglie da Craxi in poi non le ho viste. Onestamente. E noi – intendo la mia generazione – paga l’immobilismo proprio di quelle generazioni di politici che hanno governato il Paese dagli anni ’80 in poi. Per non parlare di quelle della cosiddetta seconda Repubblica.
Questo non significa che negli ultimi decenni non ci sia stato nulla di buono. Ma di certo non è la migliore generazione di politici italiani quella a cui i neo-rottamatori contendono il posto.
E poi basta con questa storia dei bamboccioni. Tirata in ballo, poi, proprio quando un sussulto di dignità ha spinto la gioventù dell’avvenire del partito ad alzare un po’ la voce.
Detto questo: non voterei Fassina e Orfini manco sotto minaccia… per esser chiari!